DOMANDA

Caro Dott. Giuseppe Grech , mi chiamo Maria Teresa, ho letto tutti i suoi articoli, come sempre molto interessanti, ma quello che più mi ha colpita è stato l’articolo sulla MALATTIA PARODONTALE. Lei ha affermato che c’è una certa predisposizione familiare, ovvero se in famiglia ne soffrono si ha un rischio maggiore di svilupparla. Ho analizzato l’albero genealogico della mia famiglia e ho potuto costatare con certezza che vi sia una predisposizione. Io ho 25 anni, per ora non ho nessun sintomo ma ho paura che essendoci una predisposizione questa possa da un momento all’altro manifestarsi. La mia domanda è la seguente: vi è la possibilità, attraverso analisi specifiche, di sapere se sono un soggetto a rischio?  La prego di rispondermi nel suo prossimo articoli. Grazie .

L’ESPERTO RISPONDE:

Cara Maria Teresa grazie per esserti rivolta a me. Sono felice di risponderti che si è possibile,  tramite un TEST GENETICO PARODONTALE  .

Il test genetico è utilizzato per la ricerca preventiva nei soggetti giovani predisposti alla malattia e per la valutazione del rischio di perimplantite in soggetti che si sottopongono a terapia implantare.

Invece, coloro che hanno già avuto una diagnosi di malattia parodontale, potranno sottoporsi al TEST MICROBIOLOGICO. Il test microbiologico serve ad identificare la presenza dei batteri responsabili della parodontite. E’ anche uno strumento importante nel controllo dell’efficacia dell’intervento terapeutico e del protocollo di mantenimento.

Rivediamo insieme cos’è la MALATTIA PARODONTALE, per poi spiegare in cosa consiste il TEST GENETICO PARODONTALE ED IL TEST MICROBIOLOGICO.

“La malattia parodontale, conosciuta comunemente con il termine obsoleto di “piorrea” è una malattia provocata dai microrganismi della placca batterica. È indicata con questo termine perché colpisce il parodonto, cioè l’insieme di strutture che circondano il dente e lo tengono attaccato all’osso”

“Se non curata l’infezione procede in profondità. La gengiva si allontana dal dente, creando delle vere e proprie tasche dove i batteri si accumulano. Così  il tessuto osseo viene distrutto, i denti perdono supporto e diventano mobili. Il paziente va così incontro alla perdita di uno o più elementi dentali”.

Purtroppo questa malattia provoca sintomi molto scarsi e quindi può progredire e aggravarsi senza quasi accorgersene. Per questo motivo è necessario sottoporsi  regolarmente a visite di controllo in modo tale che il dentista possa intervenire tempestivamente. Non bisogna aspettare che compaiano i sintomi tipici della malattia avanzata, come la mobilità degli elementi dentali, per farsi visitare. Ad ogni modo, i segnali che possono far sospettare la presenza della malattia sono gengive che sanguinano spazzolando i denti o mangiando cibi duri oppure, ancora più grave, gengive arrossate, gonfie o retratte”.

“Dopo un attento monitoraggio delle condizioni parodontali del paziente, attraverso la raccolta di specifici parametri clinici, si decide per un intervento chirurgico nel caso in cui il trattamento non chirurgico non ha portato a risultati soddisfacenti, come il guadagno di attacco clinico osseo”.

Le tasche tenderebbero ad approfondirsi, l’osso alveolare a riassorbirsi e qualora questa perdita fosse notevole, l’estrazione potrebbe essere l’unica terapia possibile.

L’approccio chirurgico consiste nel rimuovere il tessuto malato (la tasca) e nel ricontornare i tessuti molli (gengive) e duri (osso alveolare) al fine di ottenere un’anatomia che permetta l’eliminazione permanente delle tasche, dei difetti ossei (crateri), e di favorire le manovre di igiene domiciliare. La tecnica chirurgia, nota come “Chirurgia ossea resettiva”, ha subito dei cambiamenti notevoli negli ultimi anni al fine di poter eliminare la patologia parodontale pur conservando un aspetto gengivale il più estetico ed atraumatico possibile.

Si passa poi (sempre nella stessa seduta) ad una chirurgia rigenerativa, ossia si utilizza  un innesto che viene poi ricoperto dai tessuti gengivali o da membrane protettive. L’innesto utilizzato in genere è osso autologo, cioè appartenente allo stesso paziente, o innesti sintetici prodotti in laboratorio che vengono poi ad essere sostituiti da tessuto osseo in pochi mesi.

TEST GENETICO PARODONTALE E TEST MICROBIOLOGICO

IL TEST GENETICO NELLA MALATTIA PARODONTALE È IMPORTANTE PER:
1. lo screening nei soggetti giovani della predisposizione alla malattia parodontale, con sviluppo di migliori protocolli di prevenzione;
2. l’ottimizzazione del piano terapeutico in pazienti che hanno già sviluppato la malattia, grazie all’integrazione delle informazioni cliniche con i dati oggettivi forniti dal test;
3. la valutazione del rischio di sviluppo di parodontite  in soggetti che si sottopongono a riabilitazione impianto-protesica;
4. Informare adeguatamente il paziente  riguardo al suo personale profilo di rischio, cosicché aderirà in maniera più consapevole ad un piano di prevenzione;
5. l’ acquisizione di dati oggettivi per lo sviluppo di un piano di mantenimento parodontale ed implanto-protesico.

A chi è consigliato il test genetico?

A tutti i giovani SANI (senza segni di malattia gengivale)questi  potrebbero essere soggetti suscettibili alla manifestazione di tale malattia in età matura, in modo particolare se in   famiglia ci sono persone che soffrono di patologie gengivali.

Altre persone a cui è consigliato  il test:

 

QUALI SONO I PAZIENTI PER I QUALI E’ INDICATO IL TEST MICROBIOLOGICO ? 

Il test su DNA batterico è consigliabile per tutti i pazienti con patologia parodontale in atto, specialmente in presenza di TASCHE PARODONTALI. Dal materiale biologico presente nelle tasche gengivali è possibile determinare la presenza dei seguenti GERMI:

 

COME SI EFFETTUA IL PRELIEVO

Sia il test parodontale batterico che genetico vengono eseguiti prelevando il fluido crevicolare (gengivale) colonizzato dai batteri e contenente cellule epiteliali dell’individuo in esame. Si inserisce un cono di carta sterile nella tasca parodontale o peri-implantare per almeno 30 secondi e si ripone in una  provetta.

La raccolta dei campioni è rapida per l’operatore e assolutamente indolore per il paziente.